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Teolo è un antico villaggio, già luogo di insediamenti fin dalle ere più remote. Qui, infatti, attratti dalla salubrità dell’aria e dalla difendibilità del sito, abbiamo testimonianza di gruppi umani dei quali si trovarono tracce da Castelnuovo fino al Monte Rosso, passando per Vallarega – la valle che si estende tra il Monte Solone ed il Vignola.

Titulus, nome di origine incerta come spesso accade per i toponimi, è l’attuale Teolo, comune di origine romana – (una tradizione vuole che quivi sia nato l’illustre storico Tito Livio) -che ebbe notevole importanza in epoca medievale. Nel secolo XIII°, infatti, fu sede d’una podesteria – (a questo periodo risalgono le rovine del castello di Rocca Pendice, presidio militare di grande importanza per la posizione strategica) e, successivamente, dopo la caduta dei Carraresi, di una vicaria – perno amministrativo e militare della struttura locale veneziana – con sede nell’attuale Palazzetto dei Vicari. Recentemente restaurato e ristrutturato e adibito a sede del Museo, il Palazzetto fu edificato sul finire del XVI° secolo.

Il toponimo per alcuni deriva dalla lapide postavi da Roma nel 141 a.C. per segnare i confini tra i Patavini e gli Atestini. Compare nel 983 per indicare un casale in Titulo tra i beni donati dal vescovo di Vicenza al monastero vicentino dei SS. Vito e Modesto. Compare successivamente con le varianti “Tetholo”, “Tedolo”, “Theolo” e finalmente “Teolo” nella visita pastorale del 1592.

Era stato Sertorio Orsato a divulgare la notizia di un Livio vecchio il quale, alla morte di Augusto, si portò in Patria per passare tranquilli gli ultimi giorni della sua gloriosa vita in Teolo, ameno luogo de colli Euganei, godendo in quello, come si vantano gli habitatori del medesimo, una soave retiratezza.

I suoi vicari come di consuetudine erano nobili padovani che duravano in carica un anno attenendosi perlomeno negli ultimi secoli agli statuti di Padova, e avevano obbligo di abitare in paese. I loro compiti consistevano nel giudicare le cause civili fino alla somma di lire 10, nel sorvegliare l’entrata e l’uscita delle vettovaglie dal territorio, nel badare che venisse effettuata la custodia di strade, ponti ed argini. Da essi dipendevano le autorità civili minori come i degani e i merighi. Uno di questi, Alessandro Capodivacca, fece apporre nel 1543 un orologio sulla torre del Palazzetto a spese della Vicaria.

L’importanza amministrativa di Teolo decadde col riordinamento napoleonico che ne ridusse i confini: ma bastò un fortunato sonetto dell’abate Felice Dianin (Teolo 1764 – Padova 1841) nel quale l’ombra di Tito Livio confronta il suo nativo Teolo coll’oscuro villaggio che fu patria a Virgilio per convincere Napoleone a confermare Teolo centro distrettuale. Fu l’Austria che sul finire della sua dominazione, nel 1862, tolse a Teolo Commissariato e Pretura e lo ridusse all’attuale malformata configurazione, con sede municipale al piano presso l’antica Villa Revese.

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